Sono i soggetti a raccontate il breve, ricco viaggio di Spinoglio nell'arte.
Agli inizi il raggio è ampio.
La sfrontatezza si accompagna alla spontaneità, la naturalezza all'innocenza, la curiosità all'indagine: della realtà naturale e dell'esperienza già mediata.
Le relazioni sono per lo più amorose: le donne amanti, gli uomini ardenti, le superfici ricche di colorismo vivace, la fabulazione costante.
Le figure di Spinoglio giovane guardano lontano.
Indicano accanto alla felicità corporea un qualcosa che sa di fiducia nel futuro.
Un presagio, un accadimento, una sorpresa.
Ma in breve nascono e si insinuano nel giardino incantato della giovinezza che sfuma le ansie e le inquietudini della maturità doverosamente responsabile, e perciò temuta ed artificiosamente evitata.
Gli occhi delle opere dell'inespressa maturità non hanno speranza.
Sono velati, spesso nascosti, senza pupilla e senza luce: non ti osservano, non li vedi.
Sfingi immobili, sacerdotesse del mistero, testimoni della sofferenza, dell'inutilità di resistere al destino perché tutto è scritto e non puoi farci niente.
E allora resti a fissare il vuoto, ad immergerti nella profondità inesplorata del nulla.
Un nulla immenso come l'infinito.
(Gianfranco Schialvino)